Il Diamante è senza dubbio la pietra più utilizzata, richiesta e venduta in gioielleria.
Un sogno non sempre a portata di tutti. E proprio per questo, riuscire a riprodurre artificialmente il diamante è sempre stato uno degli obiettivi che si sono posti studiosi di tutti i tempi.
Imitarlo o ricrearlo sembrerebbe facile, visto che la composizione chimica della pietra è semplice: Carbonio purissimo. Eppure bisognerà aspettare fino ai primi del ‘900 per avere i primi risultati apprezzabili. La forma del diamante infatti è molto instabile e solo a particolari condizioni cristallizza secondo il sistema cubico.
Una delle prime esperienze di riproduzione di cui si ha traccia, è del 1886 e porta il nome del francese Henri Moissan, premio Nobel per la fisica, che riuscì ad ottenere piccoli cristalli di dimante. E’ da lui, infatti, che prende il nome la Moissanite, a lungo studiata e infine da lui identificata nel 1904. Cento anni dopo quella scoperta, altri scienziati sono riusciti a duplicarla, creando cristalli più grandi, tanto da poter essere sfaccettati e finire nelle gioiellerie a partire dall’inizio del 2000.